mercoledì 5 dicembre 2012

Cosa succede se Sherazade aggiorna lo stato: geotagging e turismo




Girando per le sale del BTO penso di aver visto più TECNOLOGIA MOBILE che nel più mega megastore di mediaworld. Era naturale, quindi, che parlassero di app e turismo.
In questo campo regna sovrana “foursquare”, social network nato a New York specializzato in geotagging ( ovvero dire a tutti con un semplice click che mi trovo a Roma dallo zozzone di piazza Sempione a mangiare il kebab, o in termini più generici comunicare agli amici dove ci si trova, eventualmente associando foto o commenti ).
Nello specifico foursquare si basa sulla logica del check-in: apri la tua app, e il tuo cellulare ti dice i posti più vicini a te da visitare, dove mangiare, dove dormire, dove studiare e chi più ne ha più ne metta. Nel caso in cui ti trovi o decidi di andare in uno di questi posti puoi fare il check-in che verrà comunicato a tutti i tuoi amici (molti dei quali ti malediranno perché hanno giocato a vegeto tutto il giorno sul divano) se un tuo amico ha visitato un posto vicino a te e lo ha commentato su foursquare potrai leggere il suo commento e sapere che Tizio Caio e Sempronio ci sono stati.
Ovviamente nel turismo tutto questo è rivoluzionario, per la prima volta internet non ti lega ad un posto, ma grazie alla tecnologia mobile e ai progressi nelle reti 4G ti prende per mano e ti guida nella tua città o nel luogo che stai visitando.
Il tutto è associato a un gioco, raggiunto un certo numero di check-in ti viene dato un badge, una specie di medaglietta scout che appare sul tuo profilo, si possono anche fare gare con gli amici, anzi la competizione è stimolata dalla grafica della homepage che indica quanto sono vicini i tuoi amici a raggiungere l’ambitissima medaglietta scout rispetto a te. E se fai un numero di check-in spropositato puoi diventare sindaco di una determinata area, puoi visionare ed approvare i commenti degli altri utenti e darti un tono con gli amici che continuano a non schiodarsi dal divano.
Ovviamente oltre l’aspetto ludico e vagamente ansiogeno dei “check-in” e dei badge, i ristoratori e gli albergatori vedono questo canale promozionale estremamente vantaggioso, è una pubblicità gratuita e molto efficacie ( perché a suggerire  il posto può essere anche un amico o un conoscente, qualcuno di cui il potenziale cliente si fida e sappiamo che il passaparola rimane una delle cose che teniamo più in considerazione nelle nostre scelte, specialmente in quelle riguardano il tempo libero).
Pubblicità praticamente gratuita, da canali di cui il potenziale cliente si fida, per le attività ricettive è il paradiso. Ma cosa possiamo dire del turista? Qui il discorso è molto diverso.
Sappiamo ormai che nei social network il prodotto sei tu, iscrivendoti a foursquare ti classificano in base alla tua età, ai tuoi gusti, al tuo orientamento sessuale e anche a come ti lavi i denti, siamo proprio sicuri di essere così lontani dalla società del grande fratello che dipingeva Orwell?
Ma tralasciando i luoghi comuni sociologici sentiti e risentiti, parliamo dell’esperienza di viaggio: con check in, foto su pinterest, stati twitter di 140 caratteri stiamo perdendo il gusto del racconto. E’ tutto confezionato in dei format standard che compiliamo a nostro piacimento, ci stiamo abituando ad incasellare, selezionare abbreviare, volendo potremmo già visionare il menù del ristorante indiano di Londra dove vorremmo andare da qui ad un mese.
In  viaggio  ci basta tablet o uno smartphone ed una buona connessione per sapere esattamente dove andiamo e cosa dobbiamo vedere ma questo ha un costo, e il prezzo da pagare è la perdita della nostra capacità di smarrirci, di immaginare e di scoprire. I social network sono estremamente utili, sono la prima a riconoscerlo ( e ad esserne dipendente), ma ricordiamoci di non farci mai portare via i piccoli piaceri e dolori degli imprevisti.
Sherazade al tempo raccontava storie per salvarsi dall’uxoricidio, forse dovremmo valutare bene il suo esempio e ricordarci dell’importanza del raccontare, senza incasellare e riassumere, perché una storia è veramente tua solo quando qualcun altro è pronto ad ascoltarla. Almeno è così che la vedo io.

domenica 2 dicembre 2012

Turista cinese, illuminaci la via




Con poche ore di sonno e moltissime di treno ho concluso questa fuga a Firenze, dove, nonostante le cupe minacce di alluvioni, scioperi di treni e mostri che uccidono coppiette (sì sì vecchia e stravecchia ma fa sempre bene un po’ di pathos in più), mi sono divertita molto e ho raccolto un po’ di spunti che qui posterò.
Il primo che pubblico riguarda una conferenza che ho seguito sul turismo cinese ( una sinologa da strapazzo non poteva perdersela).
Oggi si parla molto di BRIC termine che sta ad indicare le nuove potenze economiche emergenti e tra cui troviamo anche la Cina; in Europa infatti il sessanta per cento dei beni di lusso è acquistato da cinesi che approfittano del viaggio per procurarsi prodotti di grandi marche( Gucci ,Burberry, Vuitton etc. etc.)senza l’aggravio fiscale imposto dalle severe norme di importazione della Repubblica popolare cinese( il prezzo è maggiorato del 37%).
Questa tendenza spinge ad inquadrare il cinese in viaggio più come un consumatore che come un turista. Si parlava delle sue abitudini come se fosse una rara specie animale: spesso si sposta in gruppo coltivando un’immagine idealizzata dei luoghi, anche a causa della scarsa possibilità di comunicazione con la popolazione ospitante e al frequente utilizzo di intermediari cinesi, soggiorna per brevi periodi con pochi approfondimenti culturali sui luoghi visitati, percepisce il lusso come un’esperienza di viaggio e non solamente come qualcosa da acquistare.
Per un europeo tutto questo suona agghiacciante, specialmente se pensiamo che in Cina la classe media in grado di viaggiare sta aumentando molto velocemente e dal 6% di oggi si prevede che vada a toccare il 51% in vent’anni. Di questo significativo aumento dei flussi turistici si parlava come di una minaccia; forse vedere il vecchio continente ridotto ad un enorme outlet per le nuove potenze emergenti non è gratificante ,e questo è comprensibile, meno comprensibile è lo snobismo che aleggiava nella sala del BTO.
Si parlava infatti di “educare il turista cinese” “guidare il turista cinese” ed ancora una volta come noi europei facciamo da secoli, stiamo dando per scontato che il nostro modo di vedere le cose sia quello giusto e che abbiamo il dovere morale di educare gli altri.
Questo modo di vedere le cose assume una prospettiva preoccupante con la cosiddetta “Zadig & Voltaire Syndrome”: nel maggio  2012 Thierry Giller, presidente della marca di moda francese “Zadig& Voltaire” , annuncia l’apertura del primo hotel marchiato “Zadig&Voltaire” in Francia, specificando che non sarà aperto ai turisti cinesi.
Prima di poterci permettere di dire che “ bisogna educare qualcuno al viaggio” dovremmo pensare a come noi ci comportiamo in fatto di ospitalità, solo attraverso una corretta comunicazione di sé ed una propensione al dialogo possiamo infrangere stereotipi che degenerano facilmente nel razzismo.
Il grande flusso di turismo dalla Cina deve essere considerato un banco di prova per la nostra cultura, in altre parole  sta a noi non farci trattare come un centro commerciale, sta a noi aprire gli occhi, smetterla di chiuderci nelle nostre fortezze mentali e comunicare la destinazione in un modo accattivante che possa incuriosire qualcuno che forse era venuto lì davvero solo per comprare. Non si può educare qualcuno al rispetto o alla curiosità nei nostri confronti, bisogna semplicemente dimostrare che ne siamo degni.

lunedì 26 novembre 2012

BTO e disperazione


Finalmente trovo la forza mentale per aggiornare questo blog, nato da uno slancio di disperazione che ha portato ad ottimi risultati.
Sono stata selezionata come Official Blogger per il BTO, sigla che sta per Buy Tourism Online. Per chi ama viaggiare sembra una cosa incredibilmente noiosa stare in una conference hall a parlare per due giorni del turismo e delle nuove tecnologie, ma non lo è.  L’immagine del viaggiatore è sempre stata quella di qualcuno che ha uno zaino in spalla, tutto impolverato ma contento, che si guarda intorno come se quello fosse il primo giorno al mondo. Oggi è diverso, oggi molti di noi ( compresa la sottoscritta) hanno nelle mani uno smartphone o un tablet su cui si ingobbiscono,  mentre vanno a sbattere contro cittadini irritati e, ammettiamolo, rispetto alla polvere e allo zainetto sembra più una perdita che un guadagno.
Ma le nuove tecnologie non sono solo questo; oggi ci permettono di dividere la macchina con sconosciuti, di dormire sul divano di una famiglia di Praga, di trovare quella bettola dove fanno i migliori cevapcici di Zagreb.
Sono due lati di una medaglia che per una sfigata come me sarà un onore indagare e raccontare in prima fila.
Per non parlare del fatto che scenderò dalla groppa del mio pescione chiamato  per andare a Firenze, stay tuned!
Per maggiori informazioni visitate il sito ufficiale del BTO

venerdì 9 novembre 2012

Premessa

Mi trovo ad iniziare questo blog, pensando soprattutto che erano dieci anni che non scrivevo annotavo e raccontavo, possono passare dieci anni senza raccontare nulla? Certo se studi cinese!
Nelle mille passioni che ho smontato,lasciato a metà o che sono ancora in piedi, magari solo con qualche vite da sistemare, quella più completa e sempre diversa è stata viaggiare. Ovunque, ad ogni modo e ad ogni costo.
Per questo a 23 anni ho intrapreso la vira della fuorisede che mi ha portato  mi trovo in questa stanza, sopra questo enorme pescione che è Venezia ( come diceva il buon Scarpa) a studiare Sviluppo interculturale dei sistemi turistici, un nome complicato per consentire anche agli umanisti come me di sperare di lavorare nel turismo
Probabilmente nessuno leggerà queste righe, ma il mio proposito è di appuntare quello che imparo da ogni viaggio, compreso questo lungo soggiorno a Venezia, in modo tale da rendere utile qualche ricordo e non lasciarlo marcire nel fondo di una borsa, tra acqua e tabacco.