domenica 2 dicembre 2012

Turista cinese, illuminaci la via




Con poche ore di sonno e moltissime di treno ho concluso questa fuga a Firenze, dove, nonostante le cupe minacce di alluvioni, scioperi di treni e mostri che uccidono coppiette (sì sì vecchia e stravecchia ma fa sempre bene un po’ di pathos in più), mi sono divertita molto e ho raccolto un po’ di spunti che qui posterò.
Il primo che pubblico riguarda una conferenza che ho seguito sul turismo cinese ( una sinologa da strapazzo non poteva perdersela).
Oggi si parla molto di BRIC termine che sta ad indicare le nuove potenze economiche emergenti e tra cui troviamo anche la Cina; in Europa infatti il sessanta per cento dei beni di lusso è acquistato da cinesi che approfittano del viaggio per procurarsi prodotti di grandi marche( Gucci ,Burberry, Vuitton etc. etc.)senza l’aggravio fiscale imposto dalle severe norme di importazione della Repubblica popolare cinese( il prezzo è maggiorato del 37%).
Questa tendenza spinge ad inquadrare il cinese in viaggio più come un consumatore che come un turista. Si parlava delle sue abitudini come se fosse una rara specie animale: spesso si sposta in gruppo coltivando un’immagine idealizzata dei luoghi, anche a causa della scarsa possibilità di comunicazione con la popolazione ospitante e al frequente utilizzo di intermediari cinesi, soggiorna per brevi periodi con pochi approfondimenti culturali sui luoghi visitati, percepisce il lusso come un’esperienza di viaggio e non solamente come qualcosa da acquistare.
Per un europeo tutto questo suona agghiacciante, specialmente se pensiamo che in Cina la classe media in grado di viaggiare sta aumentando molto velocemente e dal 6% di oggi si prevede che vada a toccare il 51% in vent’anni. Di questo significativo aumento dei flussi turistici si parlava come di una minaccia; forse vedere il vecchio continente ridotto ad un enorme outlet per le nuove potenze emergenti non è gratificante ,e questo è comprensibile, meno comprensibile è lo snobismo che aleggiava nella sala del BTO.
Si parlava infatti di “educare il turista cinese” “guidare il turista cinese” ed ancora una volta come noi europei facciamo da secoli, stiamo dando per scontato che il nostro modo di vedere le cose sia quello giusto e che abbiamo il dovere morale di educare gli altri.
Questo modo di vedere le cose assume una prospettiva preoccupante con la cosiddetta “Zadig & Voltaire Syndrome”: nel maggio  2012 Thierry Giller, presidente della marca di moda francese “Zadig& Voltaire” , annuncia l’apertura del primo hotel marchiato “Zadig&Voltaire” in Francia, specificando che non sarà aperto ai turisti cinesi.
Prima di poterci permettere di dire che “ bisogna educare qualcuno al viaggio” dovremmo pensare a come noi ci comportiamo in fatto di ospitalità, solo attraverso una corretta comunicazione di sé ed una propensione al dialogo possiamo infrangere stereotipi che degenerano facilmente nel razzismo.
Il grande flusso di turismo dalla Cina deve essere considerato un banco di prova per la nostra cultura, in altre parole  sta a noi non farci trattare come un centro commerciale, sta a noi aprire gli occhi, smetterla di chiuderci nelle nostre fortezze mentali e comunicare la destinazione in un modo accattivante che possa incuriosire qualcuno che forse era venuto lì davvero solo per comprare. Non si può educare qualcuno al rispetto o alla curiosità nei nostri confronti, bisogna semplicemente dimostrare che ne siamo degni.

2 commenti:

  1. Terribile la storia dell'hotel vietato ai cinesi. Ma sarà legale fare una cosa del genere?

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    1. http://www.dailymail.co.uk/news/article-2211788/Zadig--Voltaire-ban-Chinese-tourists-new-boutique-hotel-Paris.html
      Qui c'è un articolo del daily mail che ne parla, credo che in queste catene di lusso sia concesso di fare una selezione della clientela

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